sabato 21 dicembre 2013

Ispirazione

"Il profano pensa che l'ispirazione sia qualche cosa di magico che chi scrive deve star lì ad aspettare, quando viene, e se viene. E' molto bello pensare al poeta che guarda il cielo azzurro in attesa dell'ispirazione. Ma non è così. Si scrive quando si vuole, e l'ispirazione, forse, non esiste. Come in tutte le cose, bisogna soltanto aver voglia di scrivere, averne piacere. Anche per stirare un mucchio di biancheria, o per fare una maglia con i ferri bisogna averne voglia e piacere, se no si lavora male e si sbaglia. Non è l'ispirazione che manca al poeta che guarda il cielo azzurro, è la voglia. E chi non ha voglia di scrivere, è meglio che lasci stare, è segno che non è il suo mestiere. A me piace scrivere. Ho scritto da per tutto, e e nelle condizioni meno confortevoli. Non mi occorre né solitudine né silenzio né scrivanie speciali. L'unica cosa di cui ho bisogno è la macchina per scrivere - una qualsiasi, anche la più scassata - perchè voglio vedere subito chiaro e ben allineato quello che scrivo..."

Giorgio Scerbanenco, Il falcone e altri racconti inediti

Ritmo umano

“Io difendo il ritmo umano: il tempo preciso, né più né meno, che serve per fare le cose per bene. Per pensare, per riflettere, per non dimenticare chi siamo”. 

 Luis Sepúlveda,  "Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza"

La ricetta per il sole - Phil Bosmans


Ogni anno, il mio collega Oscar prima della pausa natalizia è solito mandarci degli auguri che contengono pillole di saggezza. Questa volta ci ha mandato "Il sole ogni giorno" una poesia di Phil Bosmans, sacerdote e poeta belga. 
Oggi, 21 dicembre, è il solstizio d'inverno, giorno più corto dell'anno. E per le grigie giornate invernali, niente di meglio che ricordarsi di questa bella ricetta. :-)

Il sole ogni giorno
"Accetta ogni nuovo giorno come un dono e,
se possibile come una festa.
Non alzarti troppo tardi la mattina.
Guardati allo specchio, sorridi alla tua immagine
e dì a te stesso: "Buongiorno",
così sarai allenato per dirlo agli altri.
Se conosci gli ingredienti del sole,
puoi prepararlo tu stesso,
proprio come il pranzo quotidiano.
Prendi una dose abbondante di bontà,
aggiungi una bella presa di pazienza,
pazienza con te stesso e con gli altri.
Non dimenticare un pizzico di umorismo,
per digerire gli insuccessi.
Mescolaci una buona quantità
di voglia di lavorare,
versa su tutto un grosso sorriso
e avrai ogni giorno il sole."

Phil Bosmans

La poesia di Todd - L'Attimo Fuggente (1989) di Peter Weir

SOSTIENE PEREIRA- FINALE


  


Dal romanzo più bello di Tabucchi. E' sempre possibile fare qualcosa. Tutti possono fare qualcosa. Non è mai troppo tardi per cambiare.

Mandela Day SIMPLE MINDS

venerdì 20 dicembre 2013

La famiglia Winshaw



La famiglia Winshaw (titolo originale: What a carve up!) è un romanzo scritto da Jonathan Coe nel 1994.

E’ anche una sassata contro alcuni guasti prodotti dalla dottrina Thatcher.  Vent’anni dopo, quando la Lady di Ferro è ormai passata a miglior vita, il bersaglio ha perso d’attualità, ma la forza della sassata rimane intatta.

E poi, a ben vedere, più che la Thatcher, vengono  presi di mira alcuni tipi umani che sul thatcherismo hanno basato la loro fortuna, personaggi avidi, calcolatori, senza scrupoli.

Si tratta  comunque di un romanzo, non di un saggio politico, quindi non ci si può aspettare fini analisi sociologiche o sottili distinzioni; la “maschera” contro cui vengono scagliate le pietre deve essere ben riconoscibile.

Il termine che userei per sintetizzare questo romanzo è “orrore”.

L’orrore parte adagio, avvolto in un alone di mistero su fatti accaduti durante la seconda guerra mondiale. Si insinua in una cena all’inizio degli anni ’60, tenuta nella sinistra Winshaw Tower, che ci fornisce l’occasione di conoscere tutta la famiglia al gran completo: ognuno dei suoi membri contribuisce a suo modo a rendere plumbea e sgradevole l’atmosfera.

Poi l’attenzione si sposta su una piccola e modesta famigliola, dove troviamo l’io narrante Michael Owen ancora bambino durante una festa di compleanno in compagnia di padre, madre e nonno. Seguiamo la loro giornata trascorrere nella tenera e dolce felicità velata di tristezza che è propria dei semplici.  Michael è un fan di Yuri Gagarin, il primo uomo a volare nello spazio. Casualmente la famigliola in gita trova una locandina di un cinema , dove si preannuncia che al termine della commedia horror Sette Allegri Cadaveri si sarebbe proiettato “Yuri Gagarin, il film russo ufficiale a colori”.

 La trama e i personaggi di Sette Allegri Cadaveri (titolo originale: What a Carve Up!, come il romanzo, la cui traduzione in questo contesto potrebbe essere "Che Macello!") da quel momento rappresenta un fiume carsico che accompagna la narrazione per riemergere con prepotenza nel pirotecnico finale.

Ma prima occorre attraversare gli anni ottanta e passare attraverso una grande varietà di orrori. Il mercante d’armi, il banchiere vizioso e senza scrupoli, il politico cinico e amorale, l’imprenditrice avida e spietata, la giornalista prezzolata e spregiudicata.

E pagine piene di orrore sono anche quelle dedicate ai disastri provocati dai tagli alla spesa sanitaria, agli ignobili traffici politici e mercantili che gravitano attorno a Saddam Hussein e all’Iraq, agli allevamenti intensivi di bestiame, con annesse cattiverie e mostruosità. Le pagine dedicate alla “moderna” industria alimentare puntano dritto allo stomaco e colpiscono duro.

Lo stesso Michael percorre la sua personale valle orrida, fatta di ossessioni maniacali, persiane abbassate, aria viziata e avanzi di cibo. Il suo destino e quello dei Winshaw si incrociano più volte. Soprattutto la sua vita si incrocia e si sovrappone al film What a Carve Up! e alla storia di Yuri Gagarin.

Non a caso,una volta che l’orrore raggiunge lo zenit sciogliendosi nel grottesco, il romanzo si conclude con un capitolo emblematicamente intitolato “con Yuri verso le stelle”.

Jonathan Coe si diverte a fare il gran burattinaio e infierisce contro le maschere che più disprezza. Qua e là c’è un pizzico di autocompiacimento di troppo nell’esibire il perfetto sincronismo degli ingranaggi.

venerdì 13 dicembre 2013

Il signore degli anelli


Ho letto Il signore degli anelli vent'anni fa. Iniziai durante una vacanza in Norvegia, particolarmente intonata con l'atmosfera fiabesca del romanzo (che trasse ispirazione anche da miti e leggende di quelle zone) e naturalmente proseguii per un bel po' dopo. Ero già grandicello e in quel periodo si erano già messe da parte interpretazioni e discussioni un po' stravaganti sul significato e sui contenuti di quest'opera. Io me la sono gustata come una pura e avvicente lettura di evasione, molto coinvolgente, che ricordo ancora abbastanza bene nonostante la mia lacunosissima memoria. Ho visto solo qualche spezzone del film, giusto per la curiosità di vedere come avevano rappresentato Gollum, Gandalf, Frodo e tutti gli altri. Non molto diversi da come me li ero immaginati. Il Natale, con la sua atmosfera magica, può dare l'occasione giusta per gustarsi una lettura di questo tipo.
Un bel viaggio nella Terra di Mezzo, per allontanarsi un po' da forche, forconi e forcaioli vari della Terra di Oggi. Almeno Sauron non aveva la Jaguar...


sabato 7 dicembre 2013

Adesso vado...

Paul Cézanne - I giocatori di carte


"Alla fine aveva un modo elaborato di andar via. Era una specie di cerimonia, e impiegai un po' di tempo a capire come funzionava. La prima volta disse: <va bin>, mi sa che adesso vado; così mi alzai per aprirgli la porta e salutarlo. Lui mi guardò strano e chiese: hai tanta fretta? Io no, risposi. Chiusi la porta e mi rimisi a sedere.
Quella sera scoprii che, prima di andarsene davvero, doveva dire <<adesso vado>> almeno cinque o sei volte, e poteva passare un'ora nel frattempo, un altro caffè, un'altra storia, un'altra bottiglia di vino".
 Paolo Cognetti, "Il ragazzo selvatico"

Il programma di Konstantin Levin

"E continuerò ad arrabbiarmi col cocchiere Ivan, continuerò a discutere, a esprimere i miei pensieri, e continuerà a esserci un muro tra il sacrario della mia anima e gli altri, compresa mia moglie, e continuerò ad accusare lei per le mie paure e a pentirmene, continuerò a non comprendere con la ragione perchè prego, e perchè pregherò ancora; ma la mia vita, adesso, tutta la mia vita, in ogni suo istante, indipendentemente da quello che potrà accadermi, non solo non sarà più insensata come prima, ma avrà l'indubitabile senso del bene che ho il potere di conferirle"

Lev Tolstoj - Anna Karenina - ultima pagina.

Sting - Fields of Gold

giovedì 5 dicembre 2013

Walt Whitman



Di molti scrittori è noto il perfezionismo maniacale, unito al carattere schivo e riservato. Italo Calvino invitava i giovani a non lasciarsi abbagliare dal fascino del “lavoro creativo”, avvertendo che la creatività richiede una dura e solida preparazione di base, senza la quale le “ali di farfalla” rimarrebbero un impiastro insignificante e inconsistente. Meglio dedicarsi prima alla ruvida tavolozza e legno e poi, soltanto poi, alle “ali di farfalla”, senza mai abbandonare disciplina e sobrietà. Calvino è perfetto per ricordare ai giovani che fatica e preparazione sono il fondamento di qualsiasi speranza di successo (letterario e non solo).  E ogni giovane solitamente dispone di due genitori, un numero variabile di insegnanti, qualche amico sincero, un parroco, qualche zia o nonno saggio, che gli ricordano ogni giorno questa semplice ed efficace regola di vita.
Ci sono invece scrittori un po’ vanesi, megalomani, allergici al lavoro e alla fatica, dei tipi un po’ ridicoli che si paragonano a Dio, che declamano sulla spiaggia i versi di Omero, che ben prima di Amazon hanno iniziato a stampare e vendere in proprio le loro opere, che fingono di aver compulsato libri mai letti o aperti a stento, che sono così: simpaticamente e oziosamente irriverenti, geniali, forse pessimi scrittori, pessimi poeti, cattivi maestri, eppure grandi nel perseguire il proprio sogno senza curarsi dei risolini tristi delle persone che hanno rinunciato ai propri, di sogni.
Walt Whitman era uno di questi cattivi maestri, pessimo poeta, inguaribile scansafatiche, “persino” pederasta. Oggi la sua bella barba ottocentesca è stampata in eleganti volumi rilegati, le sue poesie sono incluse nelle antologie scolastiche, la sua opera ha ispirato film di successo. E in quanto all’omosessualità, bé oggi fa decisamente “curriculum”.
“Ma certo”, gracchiano i censori dei sogni altrui, “Whitman è Whitman, non vogliamo mica sostenere che tutti hanno i requisiti!” No, infatti non tutti hanno i requisiti. A tutti è data la capacità di sognare, ma non tutti hanno le doti o la fortuna per realizzare il loro sogno. Ma Whitman e lì a ricordare ai giovani una cosa molto semplice: provateci. Provateci fin che siete in tempo, e credeteci. Da cattivo maestro può permettersi di sfidare per una volta i vostri genitori, gli amici saggi, gli insegnanti, i nonni e le zie per dirvi: non rinunciate troppo presto a combattere, seguite le vostre passioni, altrimenti inacidirete come quella vecchia di De Andrè: …”così una vecchia mai stata moglie, senza mai figli, senza più voglie, si prese la briga e di certo il gusto di dare a tutte il consiglio giusto…”

Nazim Hikmet, Il più bello dei mari

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nosti giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

Nazim Hikmet