martedì 18 novembre 2014

Guido Cavalcanti, Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira

Simone Martini, Vergine Annunciata
Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,
e fa tremar di chiaritate l’âre
e mena seco Amor, sì che parlare
null’omo pote, ma ciascun sospira?
Deh! che rassembla quando gli occhi gira!
Dical Amor,ch’i’ non savria contare:
cotanto d’umiltà donna mi pare,
che ciascun’altra invèr di lei chiam’ira.
Non si poria contar la sua piagenza,
ch’a lei s’inchina ogni gentil vertute,
e la beltate per sua dea la mostra.
Non fu sì alta già la mente nostra
e non si pose in noi tanta salute,
che propriamente n’aviàm canoscenza.


(Guido Cavalcanti)

domenica 9 novembre 2014

Un altro Martino, un’altra cappa e l’importanza della punteggiatura.



A un personaggio ben diverso da san Martino di Tours dobbiano il detto: “per un punto Martin perse la cappa”.

Si dice che a frate Martino, priore in un monastero nel XVI secolo, fu chiesto di scrivere questa frase sopra la porta del suo monastero:

"Porta patens esto. Nulli claudatur honesto"
(La porta resti aperta. Non sia chiusa a nessun uomo onesto)

Invece lui scrisse:

"Porta patens esto nulli. Claudatur honesto", cioè:
(La porta non resti aperta per nessuno. Sia chiusa all'uomo onesto).

Un errore di punteggiatura che gli fu fatale: per quel punto Martino perse la cappa, cioè la carica di abate del suo monastero.

Gregorio di Tours, I Merovingi e San Martino

I Merovingi, prima dinastia franca che regnò tra il V e l' VIII secolo, furono molto importanti per la storia d'Europa.
L'inizio della dinastia è avvolto dalla leggenda, in quanto si narra che il capostipite Meroveo fosse nato da Clodione (uno dei capi franchi) e da un dio marino.
Ma l'importanza di questa dinastia è dovuta a re Clodoveo (466-511), soprattutto per via della sua conversione al cristianesimo, che gettò il seme per la nascita del futuro Sacro Romano Impero. Clodoveo fu abile e spregiudicato e giunse a unificare tutti i territori dei Franchi sul finire del V secolo. Sposò Clotilde, una principessa Burgunda e cattolica, stringendo in questo modo alleanza con il regno della Gallia sud-orientale. Dovendosi scontrare con gli Alemanni, che occupavano la Germania centro-meridionale ed essendo l'esito della battaglia molto incerto, Clodoveo accettò le richieste della moglie Clotilde e del vescovo Remigio di convertirsi al cristianesimo se il Dio dei cristiani gli avesse assicurato la vittoria. La conversione al cattolicesimo assicurò a Clodoveo il sostegno del clero e dell'aristocrazia gallo-romana e fu particolarmente importante perchè gli altri Germani che si erano convertiti al cristianesimo lo avevano fatto abbracciando l'eresia ariana, che fu combattuta aspramente da Roma dopo il concilio di Nicea (325).
Con Clodoveo pertanto cominciò a formarsi quel potere politico che, insieme al Papato, contribuì a formare l'Europa  dopo il crollo dell'Impero Romano.

Di quel periodo storico ci parla Gregorio di Tours (538-594) nella sua Historia Francorum, che si apre con un compendio di storia universale da Adamo a San Martino e si propone di dimostrare che la formazione della nazione franca corrispose al piano provvidenziale di Dio. Alcuni gustosi brani della Historia di Gregorio di Tours sono ripresi dallo  storico tedesco August Nitschke  nel saggio "I primi stati cristiani", pubblicato in I Propilei, (Mondadori, 1968).


  “I Merovingi facevano risalire la propria stirpe a una divinità taurina e portavano elmi la cui forma ricordava appunto quella della fiera. Si distinguevano dagli altri Franchi per i lunghi capelli: i capelli ebbero sempre una parte importante nei contrasti familiari. Quando Clodoveo volle eliminare parenti poco graditi, fece tagliar loro i capelli. Una regina merovingia si vide presentare forbici e spada: doveva scegliere se ai suoi nipoti si dovessero tagliare i capelli o ucciderli. Scelse la spada”.
  

Emmanuel Fremiet, Placca argentata raffigurante il re Meroveo vittorioso sugli Unni, 1867

  “Agli inizi, altri re regnarono sui Franchi accanto a Clodoveo. Uno di essi, Sigeberto, suo parente, aveva combattuto assieme a lui contro gli Alemanni. Era stato allora ferito a un ginocchio e quindi zoppicava. Un giorno Clodoveo inviò a suo figlio, Cloderico, alcuni uomini di fiducia che per suo incarico gli dissero:<<Vedi, tuo padre è vecchio e zoppo. Se morisse, ti darebbe il suo regno>>. Mentre Sigeberto si trovava in una foresta presso Colonia, suo figlio lo fece assassinare nella tenda durante il sonno. Poi inviò messaggeri a Clodoveo e gli fece dire: <<Mio padre è morto, ho nelle mani il tesoro e il regno; manda qualcuno dei tuoi uomini affinché ti invii quel che ti piace del tesoro>>. Quando giunsero i messi, Cloderico mostrò il tesoro di suo padre. Quindi disse: <<Mio padre soleva raccogliere monete d’oro in questo forziere>>. E i messi: <<Immergi le braccia sino al fondo>>. Cloderico lo fece, e mentre era chinato gli tagliarono la testa”.
 
“Clodoveo fece sopprimere con l’inganno o uccise di propria mano anche tutti gli altri parenti. Il cristiano Clodoveo, il quale non attribuiva più ormai alcun valore alla famiglia, voleva però essere certo di aver eliminato davvero tutti i parenti. Allora fece radunare i Franchi e disse: <<Guai a me, estraneo tra estranei, senza parenti che possano soccorrermi qualora mi colpisse la sventura!>> non perché fosse addolorato, ma per accertarsi che non ne rimanesse in vita qualcuno che egli aveva dimenticato di uccidere".
  

Il battesimo di Clodoveo, raffigurato su una tavoletta di avorio del IX secolo. A destra, la figura con la corona è la moglie di Clodoveo, la regina Clotilde.

Gregorio di Tours fu vescovo e scrittore (in tardo latino, ormai contaminato dal volgare franco-germanico) dal linguaggio colorito ed efficace. Fu anche storico molto parziale, mosso da intenti nazionali e religiosi insieme.  A proposito della crudele spregiudicatezza di re Clodoveo, commentò: “Dio gli sottomise ogni giorno i suoi nemici e accrebbe il suo regno perché Clodoveo agiva con cuore giusto, compiendo ciò che era grato agli occhi del Signore”.


Immagine di San Gregorio di Tours in un sacramentario di Marmoutier ad uso della Chiesa di Autun (metà del IX secolo).
“L’opera iniziata da Clodoveo fu continuata dai suoi figli e nipoti. La storia dei Merovingi è una catena ininterrotta di perfidie e di crudeltà: si distrussero reciprocamente col veleno, l’astuzia e scontrandosi in campo aperto. Crudeli furono gli uomini, ancora più spietate le donne. Nella Canzone dei Nibelunghi, le donne rispecchiano – ma è soltanto un pallido riflesso – la sete di vendetta di quelle regine. Donne come Fredegonda o Brunilde non disdegnavano alcun mezzo, e come non ebbero scrupoli verso i loro nemici, altrettanto spiegatamente furono trattate: per ordine dei suoi parenti, la vecchia regina Brunilde fu legata per i piedi a cavalli selvaggi e trascinata fino alla morte”.

 August Nitschke, “I primi stati cristiani” in I Propilei, Mondadori , 1968.

Il regno dei Merovingi, importante per l'idea della saldatura tra autorità politica e autorità morale e religiosa (in questo continuando il concetto di Heil dei popoli germanici) si sfaldò sotto le continue lotte di successione e guerre civili. La loro dinastia venne soppiantata nel secolo VIII per l'azione dei maestri di palazzo Pipino d'Heristal, Carlomanno e Pipino il Breve, che aprirono un nuovo importante capitolo nella storia dei franchi e d'Europa.


Simone Martini, San Martino e il povero




L’origine di una parola: cappella – cappellano

I re Merovingi avevano un grande rispetto e timore dei santi. In quanto Germani, vedevano nell’uomo soprattutto il portatore di una “forza vitale” (Heil).   
August Nitschke sostiene che “il fondamento della comunità germanica non erano le istituzioni, ma il legame con i signori dotati di uno Heil superiore” (August Nitschke, “I primi stati cristiani” in I Propilei, Mondadori , 1968).

In particolare, san Martino di Tours (316-397) fu considerato dotato di una forza eccezionale fin dalla pubblicazione della sua biografia a cura del suo amico e discepolo Sulpicio Severo (360-420).

 I re Merovingi ne furono impressionati a tal punto che, per assicurarsi la prodigiosa forza del santo, fecero custodire a corte il famoso mantello di san Martino (in tardo latino: cappa). Il luogo fisico in cui la cappa fu custodita divenne la CAPPELLA (piccolo mantello) e  gli ecclesiastici incaricati della sua custodia furono chiamati CAPPELLANI.


San Martino e il povero, Duomo di Lucca
 San Martino viene festeggiato l’11 novembre, il giorno dei suoi funerali a Tour. E’ il santo più popolare della Francia Medioevale.

Originario della Pannonia (provincia dell’Impero Romano che comprendeva diversi territori che oggi fanno parte di Austria, Ungheria, Croazia e Slovenia) fu ufficiale dell’esercito romano. L’episodio che gli cambiò la vita fu l’incontro con un mendicante, con il quale condivise generosamente il suo mantello. Si narra che quella notte stessa Martino sognò Gesù rivestito della metà del suo mantello che lo lodava per il suo gesto e che al risveglio il mantello fu trovato nuovamente integro. 
Martino si convertì al cristianesimo, combatté  l’arianesimo, studiò teologia, divenne prete e fondò a Ligugé il primo monastero d’Occidente. Nel 371, a furor di popolo, divenne vescovo di Tours.

La sua vita fu raccontata da Sulpicio Severo e da san Gregorio di Tours (la cui ricorrenza è il 17 novembre, sei giorni dopo san Martino). 


Sulpicio Severo, Cattedrale di Bourges
Sulpicio Severo fu suo amico e discepolo, mentre Gregorio, anch’egli vescovo a Tours, contribuì alla diffusione del suo culto e ne fece una delle chiavi interpretative della storia della nazione franca.   
“Contro i suoi dolori di stomaco, Gregorio di Tours bevve – con pieno successo, secondo quanto riferisce - dell’acqua nella quale era stata disciolta terra del sepolcro di san Martino". 
(August Nitschke, “I primi stati cristiani” in I Propilei, Mondadori , 1968).